1933-'34: Debutta
il "corsaro nero"
Inizio 10 settembre 1933, ultima giornata 29 aprile '43, anticipata
per la preparazione ai Campionati del Mondo.
La Juventus campione d'Italia (quarta volta consecutiva) p. 53. Seguono Ambrosiana,
Napoli e Bologna. Roma al quinto posto, p. 40. Lazio decima, p. 31.
Squadra titolare: Masetti, Pasolini, Bodini, Ferraris IV, StagnaTO, Dugoni,
Costantino, Scopelli, Tomasi, Bernardini, Guaita. Riserve: Gadaldi, Eusebio,
Scaramelli, Callegari, Fusco. Allenatore: Luigi Barbesino. Campo Testaccio.
Partite vinte 16, pareggiate 8, perdute 10. Gol segnati 58, incassati 32.
Capocannoniere: Guaita con 16 gol; seguì Scopelli con 12.
Piazza pulita. Nuovo cambio dell'allenatore, con l'arrivo di una vecchia
gloria piemontese, il casalese Barbesino. Partirono tra i più noti:
Volk, Fasanelli, D'Aquino, Lombardo, Mattei e Bresciani. Arrivarono i tre
«oriundi» già nominati, e Guaita, bruno di pelo e di pelle,
fu subito denominato il «corsaro nero». Scopelli fu il «coniglietto»
a causa del profilo aguzzo, mentre il dinoccolato Stagnaro, alto 1,82 fu detto
«la pertica». Parlavano benino l'italiano e i primi due portarono
con sè le mogli. Grande fu l'ira di Baires per il colpo di mano della
Roma (che del resto aveva già avuto clamorosi precedenti: basti ricordare
Monti e Orsi). Il trio sfondò subito, anche se Vittorio Pozzo fece
presto a capire che Guaita era il suo uomo per l'imminente torneo mondiale.
E il «corsaro» lo ripagò giocando da ala destra in azzurro
quattro partite, compresa la finalissima. In pratica solo Stagnaro deluse,
anche a causa di un ginocchio molto malandato (cosa che Lombardo all'atto
dell'acquisto non appurò).
Tuttavia neppure le numerose novità, che avevano suscitato ottimismo
nei tifosi, valsero a consentire un campionato migliore del precedente. Mancò
ancora alla squadra la continuità, vecchio vizio, e invano Sacerdoti
intervenne più volte con pugno duro, punendo perfino Bernardini e Ferraris.
Attilio, messo a riposo, ingrassò alquanto. Lo recuperò Vittorio
Pozzo annunciando gli che lo avrebbe convocato egualmente per il campionato
del mondo se avesse immediatamente ripreso la vita che si addice a un atleta.
E i due mantennero reciproca promessa. Giocando le ultime tre partite del
torneo mondiale Ferraris si confermò tra i protagonisti del calcio
nazionale. Nell' elenco delle partite di campionato fa sensazione il 5-0 sulla
Lazio del novembre '33; ma fu pareggio 3-3 nel ritorno. Musi lunghi, tutto
compreso, nella nuova sede di via Monterone.
Tratto dal libro AS Roma da Testaccio all'Olimpico (libro edito nel 1977)
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